CONTENUTI
Presentazione
dell’Arcivescovo di Modena-Nonantola e del Vescovo di Carpi
1. L’analisi dei dati
1.1 Povertà, disuguaglianza, redistribuzione
1.2 Passaggi 2004
1.3 Sesso
1.4 Nazionalità - provenienza
1.5 Età
1.6 Istruzione
1.7 Professione
1.8 Abitazione
1.9 Nucleo familiare
1.10 Modena nel 2004
1.11 Carpi nel 2004
1.12 Mirandola nel 2004
1.13 Le povertà rilevate dai centri d’ascolto parrocchiali
2. L’approfondimento
2.1 Una politica sociale ‘forte’ per i ‘deboli’
Don Giancarlo Perego (Caritas Italiana)
2.1.1 Dieci temi teologico pastorali di sfondo
2.1.2 Dieci scelte pastorali che orientano la politica sociale di oggi
2.1.3 Conclusioni
Quaderno del Ferrari n. 23
Osservatorio sulle povertà
Rapporto 2004
Caritas di Modena e Carpi
Ritornano le vecchie povertà
PRESENTAZIONE
a cura di Mons. Benito Cocchi Arcivescovo di Modena-Nonantola
e di Mons. Elio Tinti Vescovo di Carpi
I poveri fanno parte dell’orizzonte della nostra fede cristiana. L’esperienza di servizio ai poveri permette di costruire una comunità che si fa accogliente per tutti, spazio concreto di riconciliazione con il Padre e con i fratelli. È un costante e instancabile richiamo alla conversione. La carità cristiana va oltre la beneficenza e l’assistenza ma è passione per il destino spirituale e materiale di ciascun uomo e si fa segno dell’amore misericordioso del Padre. La carità supera il concetto legalistico di giustizia: se questa dà a ciascuno il suo, la carità dà anche del proprio. E in questo proprio oltre al tempo, al denaro, alle capacità e professionalità, al lavoro, c’è anche l’annuncio del vangelo e della speranza di costruire la civiltà dell’amore. I poveri ci obbligano ad applicare i valori evangelici alle situazioni concrete. Tale compito riguarda tutta la comunità cristiana. Non possono esistere delle specializzazioni o dei compartimentistagni o ancor peggio delle deleghe: “Tanto a questo ci pensano quelli del volontariato, della caritas parrocchiale o diocesana”. È uno stile che non ci appartiene. L’osservatorio è pertanto un richiamo forte a ripensare e aggiornare in continuo la pastorale diocesana, a verificare gli interventi e le iniziative, a destinare in maniera efficace le poche o tante risorse, umane e materiali, di cui disponiamo. Prendendo a prestito uno slogan di alcuni anni fa lanciato dalla caritas italiana “il posto dei poveri nei bilanci comunali” possiamo oggi tranquillamente chiederci
“Qual è il posto dei poveri nel bilancio della parrocchia?” oppure “Qual è il posto dei poveri nel bilancio familiare?”.
L’osservatorio delle povertà è uno strumento della chiesa locale importante per la formazione e l’azione dei credenti. L’osservatorio ci aiuta a capire le strutture e i processi della vita sociale allargando pertanto l’orizzonte di riferimento della comunità ecclesiale che spesso rimane ancorato alle dinamiche di piccoli gruppi, della associazioni di appartenenza, della parrocchia. L’osservatorio ci obbliga a chiederci qual è il nesso tra fede e vita, tra teologia ed etica, tra la nostra fede e i comportamenti di tutti i giorni. È però anche un forte richiamo a essere comunità autentica, a sostenerci fraternamente di fronte alle incertezze, alle scelte difficili, a condividere gli eventuali successi ad essere presente in ogni caso di fianco alle vicende dell’uomo. La comunità ci sostiene nella maturazione di fede, ad essere più intraprendenti nella testimonianza e più assidui nell’ascolto della Parola di Dio. L’osservatorio esercita la comunità locale ad utilizzare un linguaggio adeguato per comunicare con le persone. Se il linguaggio riflette la civiltà di undato momento è compito della comunità ecclesiale contribuire a dargli un senso cercando di evitare, se possibile, che i valori che le sono più cari perdano di significato nell’opinione pubblica ovvero formulare nuove proposte che possono incidere sulla cultura, sugli stili e i comportamenti delle persone. L’osservatorio ci abilita a produrre delle idee, dei progetti, dei pensieri, a pensare a quello che stiamo facendo, a pesare. Scegliere significa dare un peso alle diverse opzioni in base a ciò che ha più senso e che ci è più caro: l’amore di Dio e del fratello.
Quest’anno il rapporto si arricchisce dei dati raccolti dai centri d’ascolto parrocchiali che sul territorio sono le antenne della carità, sono i luoghi privilegiati dell’incontro con i fratelli. Sono i biglietti da visita dei servizi caritativi della chiesa locale. Chi non ha molta relazione con la Chiesa e si avvicina alle parrocchie e ai loro Centri d’ascolto riceve il biglietto da visita dei servizi caritativi della Chiesa locale. I Centri diAscolto sono gli sportelli di incontro tra i poveri e l’amore di Dio per mezzo delle parrocchie.