CONTENUTI
Premessa
1 - Perché questa indagine
2 - Nota illustrativa
Parte I I risultati in sintesi
Parte II L’indagine
Capitolo 1 Caratteristiche strutturali delle famiglie
Capitolo 2 Esigenze di cura e lavoro extradomestico
Capitolo 3 Le reti di sostegno
Capitolo 4 Gli indici di collaborazione
Capitolo 5 Situazioni familiari e utilizzo delle reti di sostegno
Capitolo 6 Maternità e lavoro
Capitolo 7 Le esigenze e le richieste
Appendice 1 Nota tecnica
Appendice 2 Il questionario
Appendice 3 Lavoro nel mercato e condizioni della donna
Quaderno n.6
“Lavoro familiare e lavoro nel mercato”
Premessa
Perché questa indagine
1. La famiglia - quando non è travagliata da fenomeni patologici o dissolutivi - è il luogo primario degli affetti e della condivisione di gioie, dolori e speranze. Pur restando intangibili i diritti individuali dei singoli, si deve prender atto che oltre il 90% dei cittadini vive nell’ambito di convivenze di tipo familiare. Per questi motivi la famiglia deve esser considerata soggetto e protagonista della convivenza civile.
La famiglia è anche luogo dove si assicura la continuità delle generazioni e dove si producono beni e servizi essenziali alle persone. Essa svolge quindi un’essenziale funzione d’interesse sociale. Come tale deve esser aiutata dallo Stato e dalle istituzioni regionali e locali a svolgere i suoi compiti, evitando, da un lato, superate velleità di sostituire con servizi pubblici le funzioni della famiglia in omaggio alla liberazione della donna e, per altro verso, di riversare sulle spalle della famiglia compiti che un WelfareState dimagrito non sarebbe più in grado di svolgere.
2. Il grave ritardo delle politiche familiari italiane rispetto a quelle europee è dovuto, da un lato, alla cultura individualistica che, a partire dagli anni settanta, ha preso il sopravvento in Italia, e, dall’altro, al carattere prevalentemente ideologico con cui è stato affrontato il dibattito culturale e politico sulla famiglia.
Si può oggi prendere atto con soddisfazione del fatto che il processo di superamento delle contrapposizioni ideologiche ha compiuto passi non irrilevanti e che,comunque, è possibile convenire su determinate scelte politiche, senza aspettare che siano chiarite tutte le questioni di principio.
3. La famiglia deve esser aiutata a svolgere le sue funzioni, da un lato con politiche di competenza nazionale e, dall’altro, con normative di carattere regionale e con l’ampia gamma delle politiche locali, le quali :
a) debbono fornire un’adeguata rete di servizi sociali, anche con la collaborazione del terzo settore e del volontariato;
b) nello stesso tempo, debbono agevolare e, occorrendo, finanziare il lavoro di cura svolto in famiglia (come nel caso degli anziani non autosufficienti e dei disabili);
c) e, infine, debbono favorire tutte le forme di auto-organizzazione delle famiglie.
4. Questa indagine intende fornire elementi conoscitivi in ordine ad uno solo dei molteplici problemi che le famiglie debbono affrontare: quello della crescita e dell’educazione dei figli di età inferiore a 10 anni. Ciò non significa ignorare la gravità dei problemi che si pongono alle famiglie quando in esse sono presenti anziani non autosufficienti o figli handicappati: si tratta di situazioni che richiedono interventi specifici, in genere più efficaci se affidati alle istituzioni regionali e locali. Né si ignorano gli oneri che gravano sulle famiglie per i figli di età superiore ai 10 anni e in particolare per quelli maggiorenni, sia in ordine all’accesso agli studi superiori, sia all’inserimento nel lavoro.
5. Due fattori determinano rilevanti differenze nelle condizioni di vita delle famiglie a seconda che abbiano o non abbiano figli minori:
a) i bilanci economici;
b) i bilanci tempo.
Il problema dei bilanci economici non è oggetto della presente ricerca, che intende fornire dati sulla compatibilità fra lavoro nel mercato e lavoro domestico e di cura.
La crescita e l’educazione dei figli impongono crescenti impegni; quando il lavoro nel mercato è a tempo pieno e con orari rigidi, le coppie (e sopratutto le donne) sono sottoposte ad un sovraccarico di funzioni, per le quali la risorsa “tempo” è insufficiente (anche quando è alleviata dalla disponibilità di nonni validi, ai quali, peraltro, non si deve delegare l’educazione dei figli).
Dei maggiori oneri economici che gravano sulle famiglie con figli, la società - e dietro ad essa, le istituzioni - cominciano a prender coscienza. Invece, per il problema della compatibilità fra lavoro domestico ed extradomestico siamo al palo di partenza. Si fa un gran parlare di flessibilità: ma si intende quella che permette all’azienda di organizzare meglio la produzione, non di quella rispondente alle esigenze della famiglia. Siinvoca il part time, ma il suo uso non viene sufficientemente incentivato.
Si impone dunque un ripensamento radicale del modello di lavoro, col superamento di quello tradizionale e standardizzato, a tempo pieno e a tempo indeterminato, e con l’incentivazione di nuovi modelli, caratterizzati da flessibilità di orari e forme molteplici di percorsi lavorativi
6. Il problema esaminato si collega, in qualche misura, con quello del declino demografico. L’Italia detiene, con la Germania, il più basso tasso di natalità del mondo. E’ un fenomeno che ha come causa primaria ragioni di ordine culturale: dal dilagare delle concezioni egoistiche dell’esistenza fino all’affievolirsi del senso stesso del dono della vita. Non è escluso che alla limitazione delle nascite abbia contribuito anche la forte riduzione del sostegno economico alle famiglie con figli nel corso degli ultimi vent’anni.
E’ fuori dubbio che sul processo di caduta della natalità ha influito anche l’ingresso della donna nel lavoro di mercato. A questo proposito è necessario sgombrare il terreno da equivoci. Secondo i promotori di questa indagine, il lavoro della donna costituisce una conquista irrinunciabile. Qualche nostalgia, che qua e là serpeggia, per la donna angelo del focolare, sarebbe un passo indietro sul cammino verso la parità fra i sessi (o generi, che dir si voglia). Ciò che è necessario è alleggerire il sovraccarico funzionale che grava sulle coppie con figli piccoli. Questo alleggerimento potrebbe, forse, avere qualche effetto in favore della ripresa della natalità, grazie all’aiuto, assicurato alle coppie intenzionate a procreare, diretto a superare le difficoltà di organizzazione della loro vita familiare e il mutamento di vita che l’aver figli comporta.