FerrarInforma 1/2006
Riflessione di padre Lorenzo Prezzi sull'enciclica "Deus caritas est"
L'assemblea dei soci del Centro culturale F.L. Ferrari di Venerdì 24 marzo è stata introdotta da una riflessione di padre Lorenzo Prezzi sulla prima enciclica di Papa Benedetto XVI "Deus caritas est".
Padre Prezzi ha introdotto il tema della sua riflessione citando il recente Concistoro in cui i cardinali hanno discusso i temi degli emeriti, dell'Islam e dei cattolici tradizionalisti di Lefebvre. Dal Concistoro è emersa una divaricazione piuttosto netta fra i cardinali su come affrontare le tre questioni in esame, tale divergenza è indice di una certa fatica nell'elaborare una visione comune della Chiesa su determinate tematiche. Questa fatica non dipende tanto dalle capacità personali degli uomini quanto dalla capacità complessiva del mondo ecclesiale di intravedere un futuro per sè e per gli altri.
E' proprio questa la domanda di fondo che ha stimolato la riflessione sull'enciclica di padre Prezzi che si è interrogato sulla capacità di questo testo di fornire una "visione" per il futuro.
Dopo aver fatto alcune considerazioni legate alle prime impressioni suscitate dall'enciclica (il lungo periodo di tempo che è occorso per produrla, la brevità del testo, la possibilità di essere compresa senza particolari difficoltà da lettori di cultura medio-alta, la chiara distinzione in due parti, la percezione di autorevolezza che emerge dal testo) padre Lorenzo ha articolate il suo ragionamento in due parti. Prima ha descritto quelli che a suo avviso sono gli elementi positivi e ispiranti del documento, poi ha illustrato alcuni elementi considerati discutibili e fonte di dibattito e critica nel mondo ecclesiale.
Fra gli elementi positivi dell'enciclica c'è, prima di tutto, lo sforzo di essenzializzazione della fede rappresentato dalla scelta di aver posto come tema centrale del documento la definizione di Dio come carità. Tale scelta non è occasionale ma rappresenta la risposta a una crescente necessità di definire che cosa è la nostra fede. Basandosi anche sulla sua esperienza personale e sulle sue ricerche accademiche Papa Benedetto XVI riesce a cogliere la domanda di fede interna alla vita della Chiesa e la richiesta diffusa di un dato essenziale piuttosto che di una riflessione su questioni di carattere ecclesiale.
Un altro elemento positivo dell'enciclica sottolineato da Prezzi è l'idea della centralità dell'amore.
Non a caso, infatti, nell'enciclica l'immagine biblica e ecclesiale privilegiata è quella del costato trafitto che permette di entrare nelle viscere di Dio e di vedere attraverso di esse l'intimo di Dio, il luogo delle intenzioni e degli affetti più profondi.
La scelta di identificare la fede con l'amore privilegia la tradizione teologica rispetto alla pura forma narrativa e l'interpretazione spirituale piuttosto che quella culturalmente mediata, evidenziando la percezione che la comunicazione della fede è legata all'efficacia e all' immediatezza della fondazione originaria piuttosto che alla mediazione di brillanti predicatori.
L'enciclica si concentra sul rapporto fra eros e agape, declinato attraverso una doppia lettura tra aggressività e capacità di accoglienza, carnalità e spiritualità, indeterminatezza e determinatezza che mette in luce non solo la loro distinzione ma anche la loro compenetrazione e rimando reciproco.
La riflessione sull'amore di Papa Benedetto XVI definisce l'amore come "comandato" in quanto risposta dovuta all'amore supremo di Dio. L'enciclica afferma che l'amore comandato da Dio è visibile nella scrittura, nella Chiesa, nei sacramenti e nel prossimo.
Questa affermazione segna il passaggio dalla prima alla seconda parte dell'enciclica in cui si afferma che la Chiesa deve aprirsi alla carità, considerata, insieme all'annuncio e alla celebrazione, uno dei pilastri della vita della Chiesa.
Dopo aver evidenziato gli elementi positivi dell'enciclica, padre Prezzi ha elencato alcuni punti maggiormente discutibili che offrono numerosi spunti di dibattito.
In primo luogo ha sottolineato come riguardo alle modalità con le quali il Papa ha affrontato le questioni teologiche siano state sollevate delle perplessità da parte di chi domanda un'interlocuzione più efficace con i punti alti della cultura e un maggior approfondimento teologico.
Un secondo punto di dibattito riguarda la definizione di Chiesa data dall'enciclica come di Chiesa che annuncia. Se la Chiesa è deputata all'annuncio del Regno, infatti, non sarebbe opportuno dare più spazio al suo interno alle domande di riforma della vita ecclesiale?
Padre Prezzi ha introdotto poi un terzo elemento di discussione che riguarda la netta distinzione proposta fra giustizia, appannaggio esclusivo dello Stato e carità, affidata invece alla cura della Chiesa. Tale distinzione sembra distaccarsi dalla visione della Dottrina sociale della Chiesa che identifica la politica con la forma più alta di carità. Questa scelta può essere interpretata come la volontà di dare maggior spazio all'autonomia dell'azione statuale ma potrebbe anche significare un restringimento dell'autonomia del personale cattolico in politica e un conseguente, discutibile abbassamento della possibilità di rifarsi ad un'ispirazione cristiana nell'agire politico.
Un altro passaggio controverso dell'enciclica riguarda, secondo Prezzi, la critica netta e radicale dell'ideologia marxista che non è però accompagnata da una critica dell'ideologia neoliberista che sarebbe stata auspicabile in termini altrettanto rigidi e chiari.
Anche la linea di interpretazione offerta dalla enciclica offre numerosi spunti di discussione e di confronto: essa infatti parte da Platone e dalla tradizione cristiana e arriva fino a Marx e Nietzsche. Padre Prezzi ha riportato nella sua riflessione i dubbi di chi si domanda se tale linea interpretativa, così fortemente legata alla nostra tradizione ecclesiale, sia adeguata per favorire il dialogo con le altre Chiese, evidenziando in particolare la mancanza di uno sforzo effettivo di dialogo con la tradizione protestante e anglicana.
La conclusione dell'intervento di padre Lorenzo ha posto in luce altre due questioni dibattute: il modello di santità proposto dall'enciclica e il modello sociale che la ispira.
Riguardo al primo punto, considerando che il modello di santità è un mezzo con cui la Chiesa fa passare una determinata declinazione della sensibilità ecclesiale, padre Prezzi si è domandato quali conseguenze avrebbe significato scegliere come modello prevalente di santità invece che quello di Madre Teresa di Calcutta quello di personaggi come Annalena Tonelli o Charles de Focault.
Riguardo al secondo punto, invece, padre Lorenzo si è chiesto se il modello sociale al quale si ispira l'enciclica sia quello, diffuso negli Stati Uniti, del libero accesso della Chiesa al dibattito sociale o piuttosto quello della tradizione europea dove prevale la copertura concordataria con i suoi vincoli.
L'intervento di padre Prezzi si è concluso, quindi, riproponendo l'interrogativo con il quale si era aperto, cioè domandandosi quanto questo testo che per molti aspetti alimenta speranze, impone serietà e costringe alla riflessione sia in grado di produrre una "visione" per il futuro.